Degli imprenditori svizzeri dicono: SÌ all’autodeterminazione! SÌ alla democrazia diretta!

Gli imprenditori Magdalena Martullo-Blocher, Konrad Hummler, Benjamin Giezendanner e Alberto Siccardi si sono impegnati oggi a Berna a favore della democrazia diretta che considerano essere un fattore essenziale dell’eccezionale successo economico della Svizzera. Il popolo protegge in ultima istanza l’economia dal flusso costante di regolamentazioni e di “soft laws” imposte dall’estero, hanno affermato nell’ambito di una conferenza stampa del comitato degli imprenditori «SÌ all’iniziativa per l’autodeterminazione».

Un’economia forte grazie all’indipendenza della Svizzera
Contrariamente ad altri paesi, la Svizzera non dispone di risorse naturali, ha ricordato Magdalena Martullo-Blocher. Ciononostante, il nostro paese registra il PIL pro capite più elevato, beneficia di una forte industrializzazione e di un basso tasso di disoccupazione malgrado l’alto livello dei salari. La forza innovatrice della Svizzera emerge nel confronto internazionale, le sue università sono fra le migliori al mondo e il suo sistema di formazione con l’apprendistato professionale è una delle sue grandi forze.

Delle soluzioni tagliate su misura, semplici e pragmatiche, come pure un sistema fiscale federalista, hanno dato luogo a delle condizioni-quadro favorevoli con relativamente pochi interventi statali e con imposte e tasse moderate. Purtroppo, la burocrazia sta crescendo anche in Svizzera. Ogni settimana, la pila di regolamentazioni della Berna federale aumenta di circa 140 pagine, la cui maggior parte proviene dall’estero. Magdalena Martullo-Blocher ha citato a questo proposito le prescrizioni sulle derrate alimentari, le regolamentazioni del settore finanziario e la riforma fiscale. Nuovi e pesanti impegni finanziari internazionali attendono la Svizzera: il miliardo per il fondo di coesione UE, i miliardi per il programma UE «Horizon» e il forte aumento delle prestazioni sociali per i frontalieri, tutti oneri che provocheranno a medio termine un aumento delle imposte e delle tasse e che indeboliranno l’economia svizzera.

Anche la Germania non pone il diritto internazionale al di sopra della sua Costituzione!
Una camera del Tribunale federale ha deciso, nel 2012, di dare la priorità al diritto internazionale rispetto alla Costituzione federale svizzera. Da allora, il diritto internazionale, che è il più delle volte emanato da organi senza legittimità democratica, viene prima del risultato delle votazioni di popolo e cantoni. Konrad Hummler ha definito «progetto radicale-democratico» la difesa del diritto nazionale contro l’ammorbidimento e gli attacchi da parte di terzi. «L’iniziativa per l’autodeterminazione mira a ridare, nella misura del possibile, il controllo definitivo alla Svizzera», ha dichiarato. «A nessun altro Stato, come gli Stati uniti, la Cina o il Giappone, verrebbe in mente di porre il diritto internazionale al di sopra del suo proprio diritto o di riconoscere dei giudici stranieri», ha sottolineato. La corte costituzionale tedesca deve in continuazione verificare la conformità del diritto esogeno con la legge fondamentale tedesca, e applica quest’ultima anche contro l’avviso del suo proprio governo. «Non si vede perché in Svizzera una soluzione che ponga la Costituzione federale al di sopra del diritto esogeno non funzionerebbe, quando funziona perfettamente in Germania. In ogni caso, l’economia tedesca non soffre assolutamente di questa situazione, anzi», ha proseguito Konrad Hummler.

Già da qualche tempo si constata che la globalizzazione fa emergere nuovi blocchi nel mondo. «È poco probabile, perciò, che in futuro esisterà solo un diritto internazionale. La Svizzera deve conservare la sua libertà d’azione e decidere indipendentemente quale diritto sia per lei accettabile», ha concluso Konrad Hummler.

La Svizzera, un partner affidabile nei negoziati
Nella sua attività a capo di un’impresa di trasporti internazionali, Benjamin Giezendanner osserva frequentemente che altri paesi non rispettano il diritto internazionale o il diritto UE. I diplomatici svizzeri sono impotenti rispetto ai loro partner europei e non riescono a imporsi. La situazione sarebbe più semplice se l’iniziativa fosse accettata. La Svizzera rispetta i suoi impegni, ma vuole anche decidere lai stessa il suo avvenire. L’iniziativa per l’autodeterminazione rafforza la posizione della Svizzera nei negoziati.

Nel suo settore, che conosce molti standard internazionali comuni, Benjamin Giezendanner constata che la Svizzera introduce frequentemente delle regolamentazioni internazionali inutili, che impongono gravi oneri finanziari alle imprese. Per esempio, la totalità del sistema di formazione e di perfezionamento, come pure i permessi di condurre e le norme d’ammissione devono essere allineati, senza alcuna necessità, a delle regole internazionali. Se, come auspica l’UE, venisse tolto il divieto del cabotaggio, la Svizzera sarebbe sommersa da trasportatori a buon mercato che minaccerebbero gravemente il settore dei trasporti. Grazie all’iniziativa per l’autodeterminazione, gli Svizzeri conserveranno la competenza di decidere il loro sistema sociale e il prezzo dei carburanti.

Protezione contro la iper-regolamentazione e la burocrazia
Affermazione confermata da Alberto Siccardi, capo di un’impresa internazionale attiva nel settore medico, che nel 1980 ha spostato il suo luogo di produzione dall’Italia in Svizzera: «Ero regolarmente ostacolato dagli eccessi burocratici dell’UE che servono, in realtà, a giustificare i 46’000 impieghi di funzionari creati da Bruxelles. Ciò finirà per forza male.»

Alberto Siccardi è venuto in Svizzera per approfittare di procedure più semplici, di un mercato del lavoro flessibile e della pace sociale che regna nel nostro paese. La crescita dell’impresa e lo sviluppo di novità sono più facili in Svizzera perché la burocrazia è relativamente moderata. «Da qualche tempo, tuttavia, delle procedure di gestione, che in passato erano semplici, si dono complicate», prosegue Alberto Siccardi. Le domande d’autorizzazione, in particolare, esigono delle procedure onerose e complesse. Amante del volo a vela, egli constata anche che la Svizzera si affretta costantemente a riprendere delle prescrizioni europee in questo settore, senza informare gli ambienti interessati.

«L’unica arma che la Svizzera possiede per opporsi questa evoluzione, è la democrazia diretta, che permette ai cittadini di frenare questa infelice decadenza dello Stato e dell’economia», ha concluso Alberto Siccardi. Senza la democrazia diretta, la Svizzera entrerà nell’UE. L’autodeterminazione deve perciò essere protetta, perché è un elemento essenziale della libertà imprenditoriale.

Degli imprenditori dicono SÌ
L e condizioni di cui la Svizzera ha bisogno sono evidenti per questi imprenditori performanti e attivi a livello internazionale: meno burocrazia, meno regolamentazioni, imposte e tasse moderate e più accordi di libero scambio. L’allineamento al diritto internazionale e la costante ripresa di norme internazionali sono diametralmente opposte agli interessi di un’economia performante. Le piccole e medie imprese ne soffrono in modo particolare, perché perdono il loro margine di manovra, la loro flessibilità e la loro capacità d’innovare. Conseguenze: deterioramento delle condizioni-quadro, abbassamento dei salari e perdita di impieghi.

Ecco delle buone ragioni per votare SÌ all’iniziativa per l’autodeterminazione al fine di salvaguardare il modello di successo svizzero!

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